venerdì 8 gennaio 2010

POESIE, NONSENSE E LIMERICK. NOI POETI.

È arrivato Capodanno
se ne va un altro anno,
festeggiamo tutti quanti
con auguri e tanti canti.
Tutti insieme a fine anno.

NINA PISERCHIA



Un ragazzo di nome Mario
guarda sempre il calendario
nel guardarlo si è strappato
e il ragazzi si è arrabbiato.
Quello strano ragazzo di nome Mario.

NINA PISERCHIA


C’era un ragazzo di nome Michele
che ballava su una stele.
Un bel giorno si fece male
e finì dritto all’ospedale.
Quel povero ragazzo di nome Michele.

ALESSIO GIANNUARIO


C’era un ragazzo di nome Bruno,
che diceva “sono il numero uno”
vinceva sempre le gare
e alla fine andava a mangiare.
Quel golosone atletico di Bruno.

ALESSIO GIANNUARIO


C’era un ragazzo di nome Simone
che assomigliava ad un pavone
e quando la sua coda apriva
ogni ragazza moriva.
Quel vanesio di Simone.

MICHELE NUNZIATA


C’era un vecchio che si è annoiato
e una mattina è annegato,
non sapeva più che fare
e per questo si buttò nel mare.
Quello strano vecchio annegato.

MICHELE NUNZIATA


C’era un ragazzo di nome Andrea
che un giorno scoprì la Pangea.
Era lo scienziato più acclamato
ma dalle donne poco amato.
Quel povero scienziato Andrea.

MICHELE NUNZIATA


Mio cugino Simone
è grosso come un gommone
fa il simpatico con le ragazze
che per lui van tutte pazze.
Quel simpatico gommone di Simone.

FRANCESCO LIOLIOS


C’era una lepre salterina
che ballava il twist da sera a mattina,
mangiava e beveva a sazietà
tutti gli avanzi della città.
Quella pattumiera della lepre salterina.

MARTINA PALMIERI


C’era un bambino di nome Macario
che viveva in un acquaro,
un giorno prese un pesciolino
e se lo mise in un panino.
Quell’acquatico di Macario.

VINCENZO FICARELLI


Una signora di nome Adalgisa
era bassa, magra e tanto precisa.
Mangiava solo cose del suo orto
e aveva un pensiero piuttosto contorto.
Quella precisa di Adalgisa.

VINCENZO FICARELLI


C’era un ragazzo di nome Michele
che sparava alle candele
un giorno la pistola si girò
e la faccia si sparò.
Quel povero sprovveduto di Michele.

ERIKA MURGOLO


C’era un ragazzo di nome Simone
che mangiava sempre il melone.
un giorno uno intero si mangiò
e lo stomaco si gonfiò.
Quel mangione di Simone.

ERIKA MURGOLO

martedì 15 dicembre 2009

LE NOSTRE FIABE: LA PRODUZIONE

LEO L'AVVENTURIERO

C'era una volta un ragazzo sempre in cerca di avventure, il suo nome era Leo.
Egli viveva nella Terra del Sole, una delle quattro Terre del Potere; le altre tre erano la Terra della Notte, della Sabbia e del Ghiaccio.
Quella in cui viveva era la più calda, ma la meno abitata.
Un giorno giunse un messaggio a casa sua: la Principessa Francesca era stata rapita, e, chi l'avrebbe salvata, avrebbe ricevuto una grande ricompensa.
Leo si procurò mille denari, qualche abito, del cibo e partì per il suo viaggio.
Ciò che non sapeva è che quello sarebbe stato il suo peggior nemico, lo osservava ed era pronto ad ostacolarlo in ogni modo. Il suo nome era Gerry.
Leo, fin ora, aveva percorso il sentiero senza problemi, ma all' improvviso si ritrovò davanti a lui due vie.
Mago Renato per aiutarlo, si mise in contatto con lui e gli suggerì la via giusta.
Il problema era che doveva attraversare tutte le Terre.
Gerry, continuava ad osservarlo e mandò in ognuna delle Terre un suo aiutante.
In quella del Sole un piromane professionista, in quella della Notte una fenice distruttrice, in quella della Sabbia uno squalo gigante e in quella del Ghiaccio un pinguino carnivoro.
Mago Renato, per aiutare Leo, mandò nelle Terre dei suoi aiutanti per sostenere e aiutare Leo.
In quella del Sole mandò un meteorite dorato, in quella della Notte una stella alata, in quella della Sabbia un'onda anomala e in quella della del Ghiaccio uno specchio magico.
Gerry, furioso, gli rubò tutti i soldi e lo ferì a una gamba.
Leo, grazie al generoso aiuto del Mago, riuscì a proseguire il suo viaggio e in un batter d' occhio raggiunse il confine della sua Terra del Sole, dove il piromane professionista lo aggredì, ma Leo fu pronto a sfuggire a questo attacco facendo brillare l' accecante luce del meteorite dorato sul corpo del piromane uccidendolo.
Ripartì subito. Ci mise un'ora per raggiungere la terra della Notte dove la fenice distruttrice scagliò contro di lui diversi fulmini, anche questa volta fu rapido a difendersi buttando polvere d'ali di stella che ridussero la fenice a un semplice fiore. Leo era stanchissimo e allora decise di fermarsi. La sua fu una pausa breve, si rimise subito in viaggio, ma in seguito alla stanchezza ci mise un giorno per arrivare nella Terra della Sabbia, arrivato, decise di fermarsi, ma non gli fu possibile perché lo squalo gigante lo aggredì, allora iniziò a lottare contro quest' ultimo grazie alla supremazia sull'onda anomala, così sconfisse lo squalo travolgendolo.
Ora c'era l'ultima prova da superare, la più difficile, quella della Terra de Ghiaccio.
Lì lo aspettavo un pinguino carnivoro pronto a divorarlo.
Leo prese in anticipo lo specchio magico, non appena si specchio, lo specchio sparì.
Egli iniziò a volare, e a combattere con il pinguino carnivoro e lo fulmino con i suoi occhi da cui fece uscire dei raggi laser.
Gerry, allora, uscì dalla Torre Ghiacciata dove teneva prigioniera la Principessa Francesca, e iniziò a combattere con Leo, aiutato da Mago Renato.
Leo era spacciato, e Mago Renato si sacrificò per lui. Leo, accecato dalla rabbia, ridusse in cenere Gerry e salvò la Principessa.
Leo portò al Re la Principessa e, dopo aver raccontato come si erano svolte le cose, il Re lo premiò con la meritata ricompensa, gli diede sua figlia in sposa e ridiede la vita a Mago Renato.
Da quel giorno vissero tutti felici e contenti tra la pace mondiale ormai raggiunta.
MICHELE NUNZIATA

martedì 1 dicembre 2009

CAPPUCCETTO ROSSO SECONDO NOI

FIABA A FUMETTI


























ANTIFIABA



CAPPUCCETTO ROSSO

"AL CONTRARIO"














































CENERENTOLA "AL CONTRARIO"











Ilaria de Biase

mercoledì 25 novembre 2009

ANTICHE FIABE DELL'EUROPA DEL NORD








ANTICA FIABA RUSSA




Una matrigna aveva una figliastra e una figlia. Qualsiasi cosa facesse la figlia, la accarezzavano sulla testa e dicevano: "Che intelligente!". La figliastra, qualsiasi cosa buona facesse, non andava mai bene, non doveva fare così, era tutto brutto. E invece bisogna dirlo: la ragazza era oro, aveva le mani come il formaggio nel burro. Ma la madre ogni giorno si bagnava di lacrime. Il vento prima soffia, poi tace. Ma la vecchia baba prima s'infuria, però non si calma subito, pensa sempre a qualche dispetto, così la donna pensò di cacciare la figliastra da casa e costrinse il padre a portarla via: "Portala, portala, vecchio, dove vuoi, purché i miei occhi non la vedano, e le mie orecchie non sentano più parlare di lei; ma non portarla dai parenti, in una casa calda, ma portala nel campo, nel gelo scricchiolante!". Il vecchio si rattristò, per un poco, e pianse, poi mise la ragazza sulla slitta, voleva coprirla con una coperta, ma ebbe paura. Portò la sventurata senza casa in un campo aperto, la scaricò su un cumulo di neve, le fece il segno della croce, e in fretta tornò a casa, per non assistere alla morte della figlia.
La poverina rimase sola, tremando e e disse una muta preghiera. Arrivò il Gelo; iniziò a saltellare e saltellando osservò la bella ragazza: "Ragazza, ragazza! Io sono Gelo Naso-rosso!". "Salute a te, Gelo. Si capisce che Dio ti ha mandato per la mia anima peccatrice." Gelo voleva colpirla e assiderarla; ma ammirò le sue parole, provò compassione! Le buttò una pelliccia. Lei l'indossò, si strofinò i piedi, si mise a sedere. Venne di nuovo Gelo Naso-rosso, saltellò, ballò, guardò la bella ragazza: "Ragazza, ragazza, io sono Gelo Naso-rosso!" "Salute a te, Gelo. Si capisce che Dio ti ha mandato per la mia anima peccatrice." Gelo sembrò non essere proprio in sé: portò alla bella ragazza un grande baule, pieno di ogni sorta di regali. Lei si sedette, nella sua pelliccia, sul baule, così allegra, così bellina! Arrivò per la terza volta di nuovo Nonno Gelo Naso-rosso, saltellò, ballò, guardò la bella ragazza. Lei lo accolse con un saluto, e lui le regalò un vestito cucito d'oro e d'argento. Lei lo indossò e fu una vera bellezza, una vera eleganza! Sedette di nuovo sul baule e iniziò a cantare.
La matrigna prepara intanto la veglia funebre per lei, cuoce le frittelle. "Và, vecchio, porta a seppellire la tua figlia." Il vecchio se ne andò. E il cane sotto il tavolo: "Bau, Bau! Adesso portano la figlia del vecchio tutta vestita d'oro e d'argento, ma la figlia della vecchia i fidanzati non la prenderannno!". "Taci, stupido cane. Eccoti una frittella, e dì: «I fidanzati prenderanno la figlia della vecchia, e della figlia del vecchio porteranno solo gli ossicini!» Il cane si mangiò la frittella, ma disse di nuovo: "Bau, bau, bau. Portano la figlia del vecchio tutta vestita d'oro e d'argento, ma la figlia della vecchia i fidanzati non la prenderanno!" La vecchia diede al cane le frittelle e lo picchiava, ma lui, sempre: "Portano la figlia del vecchio tutta vestita d'oro e d'argento, ma i fidanzati non prenderanno la figlia della vecchia!".
Il portone scricchiolò, si aprì la porta della capanna, degli uomini portarono un alto e pesante baule, dietro cui entrò la figliastra, tutta risplendente come una vera signora! La matrigna la guardò e allarga le braccia! "Vecchio, vecchio, attacca altri cavalli, e porta presto mia figlia! Mettila nello stesso campo, nello stesso posto!" Il vecchio portò la figliastra nello stesso campo, nello stesso posto, e depose la ragazza. Arrivò Nonno Gelo Naso-rosso, guardò la sua ospite, saltellò e ballò, ma buone parole non le ebbe. Allora si arrabbiò, l'afferrò e la uccise. "Vecchio, và, portami la mia ragazza, attacca cavalli selvatici, non far affondare la slitta, non perdere il baule!" E il cane, sotto il tavolo:"Bau, bau! I fidanzati prenderanno la figlia del vecchio, ma porteranno in un sacco gli ossicini della figlia della vecchia!" "Non mentire! Eccoti una torta. Di’: «porteranno la figlia della vecchia vestita d'oro e d'argento!» Si aprì il portone, la vecchia corse incontro alla figlia, ma invece di lei abbracciò un corpo freddo. Pianse, gridò, ma ormai era troppo tardi.







FIABA TRADIZIONALE NORDICA








FIOCCO DI NEVE








In un piccolo villaggio viveva una coppia di sposi, Ivan e Maria, che desiderava un figlio più di ogni altra cosa. Un giorno, approfittando di una copiosa nevicata, pensarono di dare corpo ai loro sogni modellando un pupazzo di neve a forma di bimba.
Ivan le fece occhi, capelli e una bocca perfetta da bambola di porcellana. Ad un tratto, sentì sulla sua mano un respiro, e vide quella bocca ridere.
Il pupazzo si scrollò la neve di dosso e si rivelò una bella bambina in carne ed ossa, con occhi chiari come una fonte di acqua pura, capelli d'oro e pelle che sembrava vetro da quant'era trasparente.
Dopo lo sconcerto iniziale, i due accolsero a braccia aperte la bambina e la chiamarono Fiocco di Neve. Lei li ricambiava con affetto ed era benvoluta da tutti, perché sempre sorridente e di buon umore.

Passò il lungo inverno, venne la tiepida primavera e qualcosa in Fiocco di Neve mutò. Non era più la bimba allegra dei mesi precedenti: sempre triste, guardava malinconica dalla finestra e non voleva mai uscire. Solo quando pioveva o grandinava tornava felice.
E venne giugno, e con giugno la festa di mezz'estate, in cui nei villaggi si accende il grande fuoco per celebrare la nuova stagione. Tutti i bambini invitarono Fiocco di Neve a danzare intorno al fuoco; lei dapprima non voleva, ma poi, vedendo che ci tenevano così tanto, acconsentì per farli felici.
Ogni cosa era perfetta: i canti, le danze, la gente in festa... finché i bambini che tenevano per mano Fiocco di Neve sentirono un sospiro, e quando si voltarono videro che la loro amica non c'era più. Al suo posto, una pozza d'acqua trasparente. Fiocco di Neve, la fanciulla di ghiaccio, si era sciolta al calore del fuoco.
Agli abitanti del villaggio rimase per sempre il suo ricordo, come quello di un sogno bellissimo, ma di breve durata.






VINCENZO FICARELLI

martedì 24 novembre 2009

FAVOLINA








FAVOLINA


C’era una volta, a Foggia, una ragazza che si recava dalla maestra. Era molto bella tanto che il figlio del re, nato a Benevento, non appena la vide, cominciò a seguirla. Un giorno che la fanciulla era intenta ad innaffiare alcune piante di fave, il figlio del re le disse:"Ragazzina, ragazzina che innaffi le fave reali, conta quante foglie ci sono sui rami". La ragazza, nel sentire queste parole, si mise a piangere e riferì alla sua maestra quanto le era accaduto. Questa la consigliò "Quando te lo dice un’altra volta, rispondigli: "Tu che sei figlio di re e di regina conta quante stelle ci sono in cielo" Ma il padre della ragazza, venuto a conoscenza del fatto, ritirò subito la figlia dalla maestra ed il figlio del re, non vedendo più la ragazza, si ammalò. La ragazza, saputo che il figlio del re era infermo, si travesti da morte e si pose a capo del letto del malato. Il principino appena la vide, si spaventò e si mise a urlare: "Morte, non m’ammazzare stanotte, ammazzami domani mattina, affinché io veda la mia bella" La ragazza si fece riconoscere ed esclamò "dovevo assolutamente travestirmi altrimenti mi sarebbe stato impossibile avvicinarti" Il figlio del re guarì e inviò la richiesta di matrimonio al padre della fanciulla che acconsenti al matrimonio dei giovani a Bari.La ragazza però temeva che il marito ricordasse il sotterfugio usato quando si era travestita da morte e che si sarebbe vendicato. Che fece modellò una statua di zucchero e la pose nel letto al posto suo. La ragazza, purtroppo, aveva ragione, infatti, il marito, appena postosi a letto, sguainò la spada e tagliò la testa alla statua di zucchero, e passandosi la lama sulla lingua esclamava: "Oh! come è dolce il sangue della mia sposa, però lei è morta, ed ora devo morire anch’io".La sposa, quando capì che la cosa prendeva una brutta piega, si mostrò al re, gli si inginocchiò di fronte e gli sorrise. Da allora vissero per sempre felici e contenti.
ALESSIO GIANNUARIO

lunedì 23 novembre 2009

MARIELLA



MARIELLA


Foggia,1200. Una ragazza bellissima di nome Agata era innamorata tanto del principe Gigino.



Anche il principe era innamorato di lei ma purtroppo, il loro amore era impossibile perché non c’erano buoni rapporti tra le loro famiglie.



Essi però erano troppo innamorati e decisero di scappare a Benevento dove sarebbero vissuti in pace.



A Foggia regnava il Chaos i due ragazzi erano introvabili e ormai si erano perse le speranze sul loro ritrovamento.



Ma, i due arrivati a Benevento riuscirono subito a trovare un’ abitazione e dopo 1 anno si sposarono ed ebbero una figlia meravigliosa: Mariella.



Mariella sapeva che a lei mancava una cosa che tutti i suoi coetanei avevano: dei nonni, ma lei lo accettava visto che i suoi genitori le avevano detto che i suoi nonni erano morti.



Ma non era così i suoi nonni erano vivi e vegeti. Poi arrivò il giorno terribile l’America,la Germania, la Cina e la Russia giunsero a Benevento radendola al suolo ma lei e i suoi genitori rimasero vivi.



Mariella era ancora spaventata e scappò a Foggia per rifugiarsi e trovare i suoi nonni.



Però, furono i suoi nonni a riconoscere lei grazie alla somiglianza con i suoi genitori.



Mariella allora decise di vivere insieme ai suoi nonni e ai suoi genitori a Foggia.



Riuscirono a vivere in pace per sei anni ma nel giro di due mesi i suoi nonni, Gigino e i suoi genitori morirono e scoppiò una nuova guerra.



Mariella stava per essere uccisa ma Re Alberto fece subito in modo di riuscire a salvarla e se ne innamorò pazzamente. Mariella pensava solo alla terribile perdita subita, ma Re Alberto la consolò e Mariella si convinse a sposarlo e vissero felici e contenti.





IL COMPARE GIUSTO



IL COMPARE GIUSTO
(Fiaba della Daunia)




C’era una volta un contadino che aveva sposato una donna bellissima e stava
per nascere il loro bambino.
Il marito tutte le mattine andava a lavorare nei campi, ma era preoccupato
di
lasciare la moglie da sola in casa. Allora pensò di fare così e disse alla
moglie: “ Se nasce un maschio, appendi un pantaloncino alla finestra, se
nasce
una femmina appendi una vestina alla finestra”.
Una sera, mentre tornava dai campi, vide un pantaloncino appeso alla
finestra
della sua casa e gridò felice: “E’ un maschio!”. Adesso bisogna cercare il
compare giusto che lo battezzi.
L’uomo camminò a lungo ed incontrò un signore che accettò di battezzare il
bambino.
Dopo la cerimonia religiosa, il compare si presentò e disse: “Io sono la
morte”, ed ordinò all’uomo di indossare degli abiti da medico ed andare in
giro
per il mondo a curare la gente.
Poi disse: “Quando entri in una casa per curare il malato, se mi vedi
vicino
al letto, vuol dire che il malato è talmente grave che morirà, se, invece,
io
non ci sono vicino al letto, vuol dire che il malato non è grave e
guarirà”.
L’uomo, con la sua famiglia, si trasferì in un paese lontano dove il re era
molto malato.
Lui chiese di visitarlo e, quando entrò nella camera da letto del re, non
vide la morte vicino al letto del re, quindi, disse che il re sarebbe
presto
guarito. E così fu.
Quando il re si rese conto di essere guarito, lo nominò suo medico
personale
e lo fece vivere, insieme alla sua famiglia, nella sua casa, nel lusso e
nella
ricchezza.
Dopo molti anni, la morte venne a cercarlo e gli disse: "Hai visto che
bel
regalo ti ho fatto? Ora va a confessarti perché domani, a mezzogiorno, devi
venire con me”.
L’uomo si confessò, poi andò dal re e lo salutò, dopo si distese sul suo
letto e a mezzogiorno spirò dolcemente.
E il re pianse e soffrì molto per la morte del suo medico.


GIULIANO ROSELLI